martedì 21 marzo 2017

Il libro del mese – I "cari mostri" di Stefano Benni

Nel nostro immaginario (soprattutto quello letterario) i mostri sono raffigurati essenzialmente come esseri disgustosi e raccapriccianti che invadono i nostri peggiori incubi. Di certo, la letteratura fantasy è piena di tali esseri, con il protagonista di turno che ha quasi sempre il gravoso e ingrato compito di combatterli, magari avvalendosi di poteri speciali.
Stefano Benni, famoso scrittore bolognese, autore di numerosi romanzi di successo, nella sua raccolta di racconti "Cari mostri", invece, ci presenta una galleria di personaggi e situazioni in cui i mostri hanno un altro aspetto. Sono soggetti dall'aspetto umano, a volte rassicurante e che, tuttavia, nascondono in sé il germe del male.
Benni costruisce il suo immaginario con ironia, spesso affidandosi al surreale e al grottesco, non tralasciando momenti di tenerezza, alternati ad attimi di angoscia, con una certa amarezza di sottofondo, soprattutto quando si parla di personaggi all'apparenza positivi su cui il male trionfa.


"Cosa sei?" è, forse, il racconto che, più di tutti, enuclea queste caratteristiche. Un uomo apparentemente normale si ritrova in un misterioso negozio di animali e viene convinto dal suo stralunato proprietario a prendere in affidamento un essere assai curioso, un miscuglio di diverse razze, una specie di cane con faccia da pesce e coda da rettile, denominato Wenge. Da quel momento la vita dell'uomo viene stravolta: i suoi animali domestici (che in realtà lui sopporta poco) scompaiono misteriosamente; l'insopportabile e scorbutico vicino di casa (con cui aveva appena litigato) viene ritrovato morto; la sua ragazza (con cui si era appena lasciato) viene aggredita e ferita. Infine, l'uomo si convince che la colpa sia tutta del Wenge e che tutti quei misteriosi accadimenti siano da ricondurre allo strampalato animale, per cui lo decapita immediatamente con un colpo di mannaia.
La fine del racconto ci rivela l'inaspettato retroscena: il proprietario del negozio giunge a casa del protagonista e svela che il Wenge è un essere dotato dello straordinario potere di estrarre da ogni uomo il suo istinto selvaggio, la sua ferocia primordiale, il male che si nasconde dentro di noi. È, dunque, l'uomo, ricondotto ad un primordiale stato ferino, ad aver commesso quegli atti criminosi e crudeli, in preda ad una rabbia recondita e ad un impulso vendicativo.
Il male nascosto si rivela anche in due racconti con protagonisti adolescenti, ragazzi che con i loro problemi giovanili prendono contatto con la cattiveria e l'aridità di sentimenti, facendo uscire il mostro che alberga in loro. In "Sonia e Sara", due amiche si ritrovano a lottare con alcune loro coetanee per conquistare il prezioso biglietto che consentirà di andare al concerto dei loro beniamini. Si tratta di due ragazze apparentemente simili ad altre, ma la cui vita si rivela essere vuota, priva di obiettivi e stimoli, considerati i tanti problemi di cui sono afflitte (bulimia, crisi familiari). Tutto ciò le trasforma in vittime di una delirante ossessione per una boy band, fino ad arrivare a giocarsi la vita per quel concerto.
In "Compagni di banco", un ragazzo e una ragazza sembrano compagni affiatati e studiosi agli occhi dell'ingenua professoressa. Ma in realtà lei ricatta lui (follemente innamorato) costringendolo a passarle temi, versioni e compiti di matematica, incluso il tema che le consentirà di partecipare ad un programma televisivo, Fino a quando il ragazzo, finalmente consapevole della bassezza morale della compagna, non si vendicherà in maniera assai perfida.
Due illuminanti racconti ci svelano le profonde insidie della realtà virtuale. "Numeri" ci induce a riflettere sulla nostra dipendenza da tutto ciò che è elettronico, informatico, virtuale. Numeri, password, pin, account, iban, schede, codici: una volta scollegato da tutto ciò, il protagonista si ritrova a non avere più una propria esistenza e viene rinchiuso in una stanza buia in attesa di essere scollegato definitivamente. Mentre, in "Candy", la realtà virtuale arriva addirittura a ribellarsi fino all'omicidio, con il presuntuoso protagonista Marcello, arricchitosi grazie a continui imbrogli e abituato ad avere sempre tutto a disposizione, che si ritrova in balia di una escort robot che lo uccide senza pietà per vendicare una collega fatta a pezzi dallo stesso Marcello.
Da queste situazioni dense di angoscia si passa a grottesche parodie di personaggi famosi della letteratura fantastica (un Dracula oggetto di accertamento fiscale da parte di Equitalia con un esattore "vampiro" più assetato di lui e Hansel e Gretel che sconfiggono una rete di pedofili), per poi arrivare a una galleria di soggetti ricchi e perfidi, che si manifestano nella loro malvagità fin dal primo istante, descritti con dissacrante ironia nel loro viaggio verso la distruzione.


Si inizia con il magnate russo de "Il gigante", borioso ed arrogante, che, acquistata una proprietà in Toscana, si illude di poter tagliar via un secolare albero che tanta sventura e morte ha portato ai precedenti proprietari. Lo spietato "mercante", nell'omonimo racconto, vende armi senza alcuno scrupolo e senza preoccuparsi di portare morte ovunque, fino a quando il suo mercato non crolla miseramente, considerato che, ormai, sulla terra sono rimasti ben pochi umani che possano acquistare quelle armi. Infine, ecco il direttore del Museo che minaccia di chiudere la sezione dedicata all'Antico Egitto o di snaturarla con diavolerie moderne come videogiochi o animazioni. Ma finisce per ritrovarsi in balia della mite egittologa, la professoressa Antonietta che, posseduta dallo spirito di un'antica e vendicativa mummia, non esita a mummificarlo.
Molto particolari i due racconti dedicati alle misteriose morti di due uomini di grande fama. In "Voodoo Child" si ripercorre la storia del successo di Michael Jackson, dietro cui ci sarebbe stato uno stregone che avrebbe acquistato l'anima del giovane cantante in cambio del successo, per poi sopraggiungere alla fine e riscuotere quanto dovuto.
"L'uomo dei quadri" riprende gli ultimi momenti di vita di Edgar Allan Poe che, grande genio dell'immaginario fantastico, ma distrutto dal vizio del bere, si ritrova in compagnia di un uomo che dipinge ritratti di persone che, poche ore dopo, muoiono, una specie di traghettatore di anime attraverso i propri dipinti. Nel caso di Eddie, il ritrattista intende comportarsi diversamente: non fargli il ritratto, ma mostrargli un quadro che gli indichi ciò che gli altri hanno provato davanti alla morte evocata dai suoi racconti.
Edgar Allan Poe pronuncia una frase che, in un certo senso, simboleggia quanto Benni ci vuol comunicare con questo suo libro: "La paura è una grande passione, se è vera deve essere smisurata e crescente. Di paura si deve morire. Il resto sono piccoli turbamenti, spaventi da salotto, schizzi di sangue da pulire con un fazzolettino. L'abisso non ha comodi gradini".


Benni ci parla di abisso, anche se ci comunica, poi, che da quell'abisso si può uscire, come ci dimostrano i racconti pieni di tenerezza di "Reset", - in cui due stregoni, uno praticante magia bianca e l'altro nera si scontrano, per l'amore di una donna, e dimostrano che un po' di magia bianca e di bontà è presente anche nel cattivo – e di "Hotel del lago", ovvero la storia di una donna molto schiva che riesce a ritrovare i propri cari defunti e a unirsi a loro in un ballo di fantasmi.
Non mancano le sferzate ambientaliste (in "Lotto 165" la terra ormai in rovina è acquistata all'asta da alieni che intendono trasformarla in un deposito di rifiuti) e la satira religiosa con una Madonna sorridente che fa vacillare le certezze del parroco opportunista, timoroso di perdere il proprio ruolo (se la Madonna non piange, nessuno si confesserà più), e il Demonio che intrappola e da alle fiamme quasi tutti gli esorcisti del Mondo, tranne uno (che si reca a dare la triste notizia al Pontefice).
Dunque, Benni ci regala una galleria di racconti che suscita emozioni variegate e i cui personaggi, molto più numerosi di quelli elencati, difficilmente si fanno dimenticare.



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