domenica 28 gennaio 2018

Il libro del mese – "I tre volti di Ecate" di Vito Santoro

Una statua rappresentante la dea Ecate, mitologica figura con le sembianze di tre donne unite per la schiena (una giovane, una adulta e una anziana) e con il compito di accompagnare gli uomini ancora in vita nel regno dei morti, è l'elemento centrale di un interessante romanzo noir di Vito Santoro, intitolato appunto "I tre volti di Ecate" (Edizioni Spartaco). Si tratta di una statua di grande valore, attorno a cui si snodano inevitabilmente le vicende dei protagonisti che, per desiderio di possesso o semplice casualità, si ritrovano a contatto con essa.
La vicenda ha, dunque, inizio con Alberto e Dario, due ragazzi che, per guadagnare qualcosa, spesso si fanno coinvolgere in lavoretti non proprio legali e che sono stati inviati da Messala, proprietario alberghiero dedito a loschi affari, nella villa del Conte Balsamo per rubare la preziosa statua. Tutto sembra andare per il meglio: l'antifurto disattivato, la porta della sala dove è conservata la statua agevolmente scassinata. A un certo punto accade l'imprevisto: un uomo che sembra comparso dal nulla e che non sarebbe dovuto essere lì, interviene puntando una pistola contro Dario, ma viene colpito a morte da Alberto, che nel frattempo si era nascosto. Tale imprevisto è simile alla tessera di un domino che, cadendo, travolge tutte le altre diffondendo presagi di morte: infatti, subito dopo quanto accaduto nella villa, ha inizio una girandola di fughe e inseguimenti alla ricerca della statua, che passa di mano in mano lasciando dietro di sé una scia di cadaveri.


Il romanzo si distingue per la sua scrittura precisa e lineare, con un stile privo di ridondanze, ma ricco di interessanti sfumature, con una particolare attenzione alla scelta dei termini, specialmente nella descrizione dei luoghi in cui si dipana l'intreccio narrativo.
Attenta è anche la costruzione dei personaggi per i quali la linea di separazione tra bene e male, come si dirà dopo, non è mai così netta. Alberto e Dario sono due giovani che cercano di affrontare un'esistenza vissuta in un ambiente popolare: molto legati tra loro, ma completamente diversi, l'uno più riflessivo, attento e leale, l'altro più istintivo e incapace di star lontano dai guai, tentano di sbarcare il lunario come possono, anche se ciò significa infrangere la legge, e guardano con disprezzo i ragazzi più ricchi e viziati che non hanno mai dovuto faticare per ottenere qualcosa.
I ragazzi cercano di cavarsi di impaccio rivolgendosi a un loro amico, Mario Sforza, definito "il mercenario" e con un passato poco chiaro. Sforza è in realtà un uomo di grande umanità, che ha perso tragicamente i propri cari e che non esita a intervenire in favore di chi è in difficoltà. Molto affezionato ai due giovani, tenta in ogni modo di salvarli da quella che sembra una condanna a morte già scritta e di contrastare chiunque cerchi di far loro del male.


Il commissario Nebbio, colui che dovrebbe indagare sul furto e sull'omicidio avvenuto nella villa, è in realtà un poliziotto corrotto, l'intermediario tra il misterioso personaggio che ha commissionato il furto e Messala che ha, invece, avuto il compito di organizzare la rapina. E Nebbio, considerato l'evolversi degli eventi, non esita a intimare a Messala di recuperare la statua e di eliminare qualsiasi testimone, inclusi Alberto e Dario. Nebbio è un uomo spietato che uccide semplicemente per il gusto di farlo e che esprime chiaramente la sua concezione di bene e male: "Voi e la vostra visione incantata della vita. Mi chiedevo come fosse possibile filtrare la realtà in questo modo, ma poi ho capito che la vostra è solo cecità. Il male, il bene. Qual è il significato del bene se non si conosce il suo opposto? Male e bene sono un'unica cosa, l'uno ha bisogno dell'altro.".
Questa commistione tra bene e male sembra trapelare in molti aspetti della vicenda, rivestendo di una certa ambiguità alcuni personaggi. Come Messala, che nella sua attività non esita a intraprendere azioni illecite, ma poi, recuperata in qualche modo la statua, fugge via non solo per evitare di affrontare i propri nemici, ma per inseguire un desiderio passato, una storia d'amore che avrebbe potuto, ma non ha mai avuto un seguito. O come il Conte Balsamo che ambisce a riavere la sua amata e preziosa statua, mantenendo un alone di mistero sui veri motivi che lo legano a tale oggetto.
"I tre volti di Ecate" è, dunque, un romanzo avvincente, ma nello stesso tempo pieno di intriganti spunti di riflessione. Sullo sfondo l'ambita e ambigua statua, un oggetto che crea un misterioso turbamento in chi la osserva attentamente, come se riuscisse a captare il fatale messaggio di cui la dea si faceva portatrice nell'antichità. Quel destino ineluttabile verso cui ognuno viene condotto.


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