venerdì 11 maggio 2018

Premio Strega 2018 – Brevi note sui dodici libri candidati

Ogni anno di questi tempi ci si ritrova a discutere del Premio Strega con le sue regole e i suoi riti; un Premio che, pur con tutte le polemiche che inevitabilmente nascono intorno ai libri trionfatori, mantiene intatto da decenni il suo fascino e ha contribuito a portare alla luce opere significative.
Quest'anno il regolamento ha subito alcune modifiche rispetto alle precedenti edizioni, in modo da consentire a ciascuno degli "Amici della Domenica" di segnalare, singolarmente e senza più la necessità di abbinarsi a un altro "amico", un'opera ritenuta meritevole tra quelle pubblicate tra il 1° aprile dell’anno precedente e il 31 marzo dell’anno in corso.


Sono 41 le opere complessivamente segnalate dagli "Amici della Domenica", tra cui il Comitato direttivo ha selezionato il 19 aprile scorso i dodici libri che concorreranno al Premio Strega per il 2018:
  • Marco Balzano, Resto qui (Einaudi);
  • Carlo Carabba, Come un giovane uomo (Marsilio);
  • Carlo D'Amicis, Il gioco (Mondadori);
  • Silvia Ferreri, La madre di Eva (NEO Edizioni);
  • Helena Janeczek, La ragazza con la Leica (Guanda);
  • Lia Levi, Questa sera è già domani (Edizioni E/O);
  • Elvis Malaj, Dal tuo terrazzo si vede casa mia (Racconti Edizioni);
  • Francesca Melandri, Sangue giusto (Rizzoli);
  • Angela Nanetti, Il figlio prediletto (Neri Pozza);
  • Sandra Petrignani, La corsara. Ritratto di Natalia Ginzburg (Neri Pozza);
  • Andrea Pomella, Anni luce (ADD Editore);
  • Yari Selvetella, Le stanze dell'addio (Bompiani).
La votazione della cinquina avrà luogo il 13 giugno, mentre la proclamazione del vincitore si terrà il 5 luglio al Ninfeo di Villa Giulia, a Roma.
Il nuovo regolamento si è rivelato comunque molto interessante: a parte i dodici candidati, tra le opere segnalate sono emersi diversi romanzi appartenenti a vari generi e decisamente degni di nota: l'amore nelle sue diverse sfaccettature con "L’amore a vent’anni" di Giorgio Biferali e "Gli autunnali" di Luca Ricci; la poeticità di "Quando sarai nel vento" di Gianfranco Di Fiore; i misteri da svelare di "A chi appartiene la notte" di Patrick Fogli; i due romanzi intrecciati di Loredana Lipperini con "L’arrivo di Saturno"; Letizia Pezzali e la "Lealtà" nel mondo finanziario. Ovvero le mie prossime letture.
***
Di seguito riporto alcune brevi note sui dodici candidati al Premio Strega 2018 (cenni biografici, sinossi, giudizio formulato dall'"Amico della Domenica" che ha segnalato il romanzo). Seguiranno nel blog schede di approfondimento per i romanzi che avrò modo di leggere.
1) Marco Balzano, nato nel 1978 a Milano dove tuttora vive e insegna, con il suo terzo romanzo, "L'ultimo arrivato", si è aggiudicato nel 2015 il Premio Campiello, il Premio Volponi, il Premio Biblioteche di Roma e il Premio Fenice-Europa.
"Resto qui" è una storia ambientata in epoca fascista in un paese del Trentino Alto Adige, Curon che venne evacuato e poi sommerso dall'acqua a causa della costruzione di una diga. Ma è soprattutto la storia di Trina, del suo dolore per la scomparsa della figlia e della sua caparbietà nel rimanere accanto al marito a difendere la sua terra.
Il romanzo è stato proposto da Pierluigi Battista che afferma: “Nel libro di Balzano la storia raccontata da una voce narrante femminile descrive un fatto vero ma dimenticato, una gigantesca catastrofe che è stata l’atto finale di una persecuzione linguistica, etnica, culturale, morale avviata con l’italianizzazione forzata di una valle che da secoli si esprime in lingua tedesca. Ma la scrittura di Balzano permette di ricostruire sentimenti, passioni, disperazioni e fughe rocambolesche di un microcosmo vitale eppure condannato attraverso una forza narrativa che inserisce le vicende private nella tragedia della grande storia”.


2) Carlo Carabba, poeta e scrittore nato a Roma nel 1980, è attualmente responsabile editoriale della narrativa italiana Mondadori. Ha esordito nel 2008 con la raccolta poetica “Gli anni della pioggia”, cui ha fatto seguito “Canti dell'abbandono”, vincitore del Premio Giosuè Carducci e del Premio Palmi 2011.
Come un giovane uomoè il suo romanzo di esordio. Definito come un “memoir al limite dell'autofiction", racconta il delicato passaggio dall’adolescenza all’età adulta.
Il romanzo è stato proposto da Edoardo Nesi che così si è espresso: “Mi è parsa un’opera notevole, poiché con tenerezza e stupore Carabba riesce a raccontare compiutamente e lucidamente del suo personaggio, che soffre sia della nostalgia lancinante della giovinezza, sia dello sconcerto del dover e poter restare in vita nonostante la morte di chi più gli era vicino. Confido che questo romanzo d’esordio possa suscitare lo stesso interesse che ha suscitato in me”.


3) Carlo D'Amicis, nato a Taranto nel 1964, vive e lavora a Roma. È redattore e conduttore del programma radiofonico di Radio 3 Fahrenheit, nonché autore del programma di Rai 3 "Pane Quotidiano". Ha scritto numerose opere, tra cui “La guerra dei cafoni” (2008, selezione Premio Strega) da cui è stato tratto un film diretto da Lorenzo Conte e Davide Barletti.
Il gioco ruota attorno alle figure di Leonardo, Eva e Giorgio, che, dovendo parlare di sesso, raccontano le rispettive esistenze a un intervistatore che vorrebbe scrivere un libro sul piacere, e che invece si ritrova ad affrontare il loro dolore.
Il romanzo è stato proposto da Nicola Lagioia con questo giudizio: “Seguo e inseguo Carlo dai suoi primi libri, e in questo ci ho trovato tutte le qualità che me lo fanno amare come autore. Innanzitutto l’attenzione alla scrittura, la cura della lingua che hanno reso D’Amicis, libro dopo libro, in modo davvero ammirevole, uno degli scrittori più interessanti degli ultimi anni, lingua che qui mi pare trovi un raro punto d’equilibrio tra forza espressiva e sostegno alla storia raccontata. E poi l’audacia di ciò che racconta. In un periodo in cui il sesso sembra legato a tutto (legittime battaglie politiche, rivendicazioni, rivincite sociali) tranne che al desiderio, D’Amicis si inoltra proprio per quella, che è la strada più accidentata, pericolosa, affascinante. La prescrizione fa quello che deve. Il desiderio fa quello che può. Nessuno può permettersi di raccontare ciò che desideriamo veramente, tranne la letteratura”.


4) Silvia Ferreri è una giornalista e scrittrice. È nata a Milano, ma vive a Roma con il marito e i figli. È stata autrice per Rai Tre e Tv2000, ha collaborato con "Io donna” e attualmente lavora per Rai News 24. Nel 2006 esce “Uno virgola due”, film documentario di cui è autrice e regista.
La madre di Eva è il suo romanzo d’esordio, la storia di una madre che ha accompagnato la figlia diciottenne Eva in una clinica serba per l’operazione di cambio di sesso e, al di là di una porta dove gli infermieri stanno preparando la sala operatoria, le parla in un dialogo senza risposte, in cui la madre racconta la loro vita fino a quel momento, ripercorrendone i sentieri.
Il romanzo è stato proposto da Ottavia Piccolo che così si è espressa: “È una storia di tormento e dolore, di rabbia e di fatica, ma soprattutto di straordinario amore. Silvia Ferreri, giornalista, non nuova alla scrittura, è qui alla sua opera prima nel romanzo, ed è capace di trascinare il lettore davvero in profondità. Lo fa con una scrittura lucidissima e affilata per regalarci un romanzo struggente e potente. Come l’amore che rappresenta. Sono certa che la sua lettura non vi lascerà indifferenti”.


5) Helena Janeczek, nata a Monaco nel 1964 da una famiglia di ebrei originari della Polonia e naturalizzati tedeschi, vive in Italia dal 1983, dove ha pubblicato una raccolta di poesie in tedesco ed è lettrice per Mondadori della sezione Letteratura straniera. Tra le sue opere, “Le rondini di Montecassino”, il racconto della presenza di polacchi, pachistani (e altre nazionalità dimenticate) in una delle battaglie più cruente della seconda guerra mondiale.
La ragazza con la Leica, già vincitore del Premio Bagutta 2018, è la biografia della prima fotoreporter caduta in guerra, Gerda Taro.
La proposta arriva da Benedetta Tobagi che afferma: “Il romanzo dal vero (non fiction novel) si è imposto da anni nel panorama internazionale come uno dei più interessanti vivai creativi. Con quest’opera Janeczek, si conferma una delle voci più originali del genere, in ambito italiano. La costruzione narrativa è magistrale. La figura della protagonista Gerda Taro, militante antifascista e fotografa di guerra (la cui fama è stata oscurata da quella del celeberrimo compagno di vita e di lavoro Robert Capa) è costruita giocando con prospettive eccentriche, attraverso la voce (sempre credibile) di tre personaggi che hanno variamente sfiorato, amato, ammirato questa giovane donna affascinante, contraddittoria, talvolta insopportabile, «spensierata per natura, speranzosa per principio», che ritorna a loro come un rimpianto e un pungolo. E lo stesso diventa per noi lettori di oggi. Avvincente, tenero, dissacrante, La ragazza con la Leica è anche una riflessione antiretorica, oggi quanto mai attuale e necessaria, sull’antifascismo e sulle scelte di militanza di una generazione di ragazzi pieni di talento e affamati di vita. Attraverso Gerda, i suoi amici, Janeczek fa molto riflettere sul deserto presente”.


6) Lia Levi è nata a Pisa nel 1931 da una famiglia piemontese di origine ebraica. Al principio degli anni Quaranta la famiglia si è trasferita a Roma, dove la scrittrice vive tuttora. Da bambina ha dovuto affrontare i problemi della guerra e della persecuzione razziale, riuscendo a salvarsi dalle deportazioni nascondendosi con le sue sorelle nel collegio romano delle Suore di San Giuseppe di Chambéry. Sceneggiatrice e giornalista, è autrice sia di romanzi per adulti che per ragazzi.
Questa sera è già domani è la storia di una famiglia ebrea negli anni delle leggi razziali, che deve decidere se cercare di restare comunque nella terra dove è in atto la persecuzione o se sia meglio fuggire, sempre che vi sia un paese realmente disposto a dare accoglienza. Un intreccio di destini, una vicenda di disperazione e coraggio realmente accaduta, ma completamente reinventata.
È Dacia Maraini a segnalare tale romanzo, con questo giudizio: “Ho letto Questa sera è già domani di Lia Levi (Edizioni E/O), un romanzo che definirei intenso e cristallino. Intensa è l’epopea delle vicende della famiglia Rimon sotto l’ombra delle Leggi razziali del ’38 (le stiamo ora ricordando a ottant’anni di distanza), sempre più incombenti sui cittadini ebrei del nostro paese. Cristallina e acuminata è la luce che si ferma su emozioni, sentimenti contraddittori, meschinità e slanci dei singoli personaggi che, come avviene nella migliore letteratura, ci sospingono a riflettere sulle mille sfaccettature dell’animo umano. Questa sera è già domani è un libro che tocca molte corde della nostra esistenza, con risonanze importanti rispetto a quanto sta succedendo ai nostri giorni”.


7) Elvis Malaj è nato nel 1990 nel distretto di Malësi e Madhe, in Albania, e si è trasferito In Italia all'età di quindici anni, prima ad Alessandria, e oggi a Padova, dove vive e lavora.
"Dal tuo terrazzo si vede casa mia" è una raccolta di racconti sullo smarrimento e l'inadeguatezza, un invito a superare le distanze, soprattutto tra sogno e realtà.
La proposta arriva da Luca Formenton: “Quella di Elvis Malaj è una voce narrativa autenticamente nuova in epoca di autonarrazioni compiaciute e lingue esibizioniste, e proprio nel riaffermare la centralità delle storie la sua prosa mette in scena una letteratura di guado, un invito ad affacciarsi dal terrazzo e a guardare i nostri dirimpettai, come facevano gli albanesi dal tubo catodico sognando un Occidente sgargiante che nei fatti non si è rivelato tale. Nei racconti di Malaj – perché di racconti si tratta e questo mi pare un altro motivo di interesse – si misura tutta la distanza tra il sogno e la realtà, e si mostra cosa voglia dire essere outsider, in Italia come in Albania”.


8)Francesca Melandri, nata a Roma nel 1964, è sceneggiatrice, scrittrice e documentarista. Ha iniziato giovanissima una lunga carriera di sceneggiatrice, firmando le sceneggiature, tra l'altro, di "Zoo" di Cristina Comencini (1988), "Chiara e gli altri" (1989/90), "Fantaghirò" di Lamberto Bava (1991), "Cristallo di Rocca" di Maurizio Zaccaro (1998), "Nati ieri" di Genovese e Miniero (2006), molti episodi della serie Don Matteo (2001/2009). Ha esordito nella narrativa nel 2010 con "Eva dorme", un romanzo che ripercorre gli anni del terrorismo sudtirolese.
"Sangue giusto" è un romanzo che ruota intorno alla vita di Ilaria che si regge su un equilibrio incerto, dal lavoro d'insegnante alla vita sentimentale, fino al rapporto con suo padre Attilio, detto "Attila", che le ha sempre nascosto interi pezzi di storia familiare. Fino a quando una mattina, davanti alla sua porta di casa, compare un ragazzo di colore dall'aria smarrita, che dice di essere il nipote di Attilio e della donna con cui è stato durante l'occupazione fascista in Etiopia. Ilaria decide, quindi, di indagare nel passato del padre.
Il romanzo è stato proposto da Gianpiero Gamaleri che afferma: “Una trama avvincente capace di catturare e mantenere l’attenzione del lettore dalla prima all’ultima pagina, una scrittura con un ritmo che si avvale della sua collaudata esperienza di sceneggiatrice per legare tra loro quadri lontani nello spazio e nel tempo in una narrazione coerente, la riscoperta di elementi urbani condannati all’insignificanza dalla nostra colpevole distrazione, una documentazione di eccezionale estensione e profondità che le permette di creare una sapiente fusione tra episodi storici ed immaginazione, una capacità di narrare con pari intensità scene di rara crudezza e rapporti personali di profonda tenerezza, tecniche di suspense non fini a se stesse, ma calate in un racconto tanto verosimile da renderle indistinguibili rispetto allo scorrere della vita quotidiana, ma soprattutto una grande sensibilità verso problemi del nostro tempo che non indulge in tediose analisi sociopolitiche ma che fa corpo con l’esperienza dei personaggi, che diventano compagni di viaggio del lettore facendogli vedere le cose dal di dentro. In questo libro espressioni che ascoltiamo e usiamo tutti i giorni, come “flussi migratori” si concretizzano in esperienze profonde, facendoci passare dagli stereotipi a conoscenze, sentimenti ed emozioni reali”.


9) Angela Nanetti è nata a Budrio (Bologna). Laureata in storia medioevale, dal 1984 a oggi ha pubblicato più di venti romanzi per ragazzi, molti dei quali premiati in Italia e all'estero.
"Il figlio prediletto" è un romanzo che racconta due storie, quella di Nunzio e quella di sua nipote Annina, che si intersecano nella narrazione e nella ribellione contro i pregiudizi.
É stato proposto da Carla Ida Salviati con queste parole: “La vicenda narrata si dipana nell’arco di circa un ventennio a principiare dal 1970 e ha come poli geografici la Calabria e Londra nei turbolenti anni dei governi Callaghan e Thatcher. […]La struttura del racconto, parte in terza persona e parte in soggettiva, consente di attivare sguardi diversi sulla vicenda, che è densa di drammaticità, a volte persino cupa, attraversata da un dolore palpabile che l’autrice preferisce non mitigare”.


10) Sandra Petrignani, nata a Piacenza nel 1952, è scrittrice, giornalista e blogger. Dopo un esordio poetico e la scrittura di una commedia, "Psiche e i fiori di Ofelia", ha collaborato per dieci anni a Il Messaggero, dove è stata assunta nel 1987. Nel 1989 è passata a Panorama e ha poi collaborato alle pagine culturali de L'Unità e Il Foglio. Nel 2014 ha pubblicato una biografia su Marguerite Duras.
"La corsara. Ritratto di Natalia Ginzburg": in questo libro Sandra Petrignani ripercorre la vita di una delle più importanti protagoniste del panorama culturale italiano, Natalia Ginzburg, dalla nascita palermitana alla formazione torinese, fino al definitivo trasferimento a Roma. Ne segue le tracce visitando le case in cui ha vissuto e parlando con moltissimi testimoni.
La segnalazione è di Biancamaria Frabotta: “Sandra Petrignani dedica a Natalia Ginzburg un ritratto a più livelli. Evitando i rischi dell’immedesimazione e la tentazione di specchiarvisi dentro, in primo luogo l’autrice punta alla rivalutazione della scrittrice, originalissima e libera nelle sue scelte, e alla sua centralità, per così dire, “laterale”, nel panorama del romanzo italiano del secondo Novecento. Trattandola alla pari dei grandi testimoni del suo tempo, ne esalta il ruolo dell’intellettuale “corsara” che, senza clamori e al di fuori di ogni narcisistica esibizione, spaziò dall’attività editoriale nella casa editrice Einaudi, al giornalismo, sorprendentemente anticonformista, fino all’impegno civile che svolse in Parlamento nell’ultima parte della sua vita. La sua vita fu parte integrante della storia italiana, dall’antifascismo esistenziale della sua giovinezza torinese fino alla partecipazione all’epopea einaudiana che Petrignani restituisce nelle sue luci e nelle sue ombre, senza retorica celebrativa, fedele alla massima di Cesare Garboli, citato in exergo all’inizio del libro: «Dove va a finire, nei libri che leggiamo, la persona fisica che li ha scritti?» La Corsara è un’opera che cerca una risposta a questa domanda, con l’aiuto di un’intuizione femminile non negata, la forza di una scrittura limpida e talvolta bruscamente poetica fondata su una irreprensibile documentazione storica”.


11) Andrea Pomella è nato a Roma nel 1973, scrive su “Il Fatto Quotidiano” on line e sulle pagine culturali dell’“Unione Sarda”. Ha pubblicato vari libri d’arte tra cui "I Musei Vaticani" e "Caravaggio. Un artista per immagini". Ha pubblicato il romanzo "Il soldato bianco" (Aracne, 2008).
"Anni luce" è un romanzo di formazione e una storia di amicizia, una spedizione sulle strade d'Europa per esorcizzare la paura di crescere.
La segnalazione è di Nadia Terranova: “Anni luce, di Andrea Pomella, Add editore, è un romanzo in prima persona in cui lo sguardo dolente del narratore si fa testimone della generazione che aveva vent’anni negli anni novanta per raccontare la dissipazione di futuro e speranze in favore di un ritrarsi esistenziale programmato e perseguito. Il paradigma di Q., amico e alter ego, chitarrista incontrato per caso e compagno di strada degli anni più veri, è speculare al disagio inespresso dell’autore: la sostanza ontologica dell’io narrante di questo libro diventa invisibile in favore dell’occhio che ha registrato fatti, eccessi, indolenze e follie mentre nascondeva sé stesso e la propria infanzia problematica, diversa. È una scelta letteraria sismografica, che colpisce nella sua studiata contraddittorietà; sembra che lo scrittore si chiami fuori mentre tira dentro il lettore come a dirgli: tutto questo riguarda me, ma soprattutto te. Questo lungo racconto è scritto in uno stile che punta all’essenziale e resta alto mentre racconta dettagli cupi e balordi di un’adolescenza protratta in cui si cercano lo stordimento e l’annientamento; mi pare che rievochi molto bene il mondo del grunge di quegli anni, ancora poco raccontato dalla letteratura successiva. I viaggi, le feste, i concerti – anche quelli mancati – costituiscono i rituali di passaggio dall’infanzia all’età adulta, dentro cui si può trovare conforto in nient’altro che nella musica, ma è un conforto che somiglia all’annullamento («Ten, il primo disco dei Pearl Jam, fu il treno che travolse la mia giovinezza»), come se per quei ventenni di allora esistere fosse possibile solo negandosi. Anni luce è un racconto di amicizia e di crescita (o crescita mancata) che somiglia all’interludio che precede l’età adulta e ne estrapola le pozze buie e il girare a vuoto, lo spaesamento e le gesta ingloriose, sotto la guida, così poco protettiva e insieme così inevitabile, del mito di Eddie Vedder e delle sue canzoni”.


12) Yari Selvetella, nato a Roma nel 1976, è scrittore e giornalista. Nel 1994 ha vinto il premio Grinzane Cavour per la giovane critica promosso da La Repubblica. Ha esordito con libri di argomento musicale e si è a lungo occupato di storia della criminalità romana, tema di cui è considerato uno dei maggiori esperti grazie a Roma Criminale (scritto con Cristiano Armati) del 2005.
"Le stanze dell'addio" è la storia di una giovane donna piena di vita, madre di tre figli e di molti libri, che si ammala e, proprio quando pensava di potercela fare, muore. Ed è soprattutto il racconto del suo compagno che la cerca attraverso le stanze che hanno visto il suo passaggio, un'assidua ricerca dei ricordi per giungere a formulare un addio.
Il romanzo è stato proposto da Chiara Gamberale: “Il dolore come uno spazio chiuso, dove non si può fare a meno di abitare; come un mare nero, che inghiotte il dorso della balena e in eterno ci costringe a inseguirla. Ma anche la potenza della vita e delle parole che – sole – possono tessere e allungare il filo per uscire dal labirinto. Yari Selvetella è un figlio del Novecento: sa che l’assurdo non può essere addomesticato. Eppure non si arrende, continua a cercare una forma, una possibilità di condivisione, e la trova dentro le stanze di un ospedale che a tutti noi sembra misteriosamente di avere conosciuto, nell’accezione reale e in quella poetica dei suoi spazi”.


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A margine, una breve considerazione. Si può notare come quattro dei 12 candidati abbiano dedicato la loro opera alla narrazione di fatti accaduti in epoca fascista o, comunque, durante la seconda guerra mondiale ("Resto qui", “La ragazza con la Leica”, "Questa sera è già domani"; "Sangue giusto"), a testimonianza della sensibilità verso episodi la cui drammaticità non può essere dimenticata e deve continuare a essere testimoniata ancora oggi. In tal senso, il lavoro di selezione operato dal Comitato del Premio Strega può considerarsi degno di nota.

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